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domenica 20 gennaio 2019

L'esercito romano tardoantico: Persistenze e cesure dai Severi a Teodosio I (autore Marco Rocco)


Probabilmente uno dei migliori testi sull'esercito romano tardo-antico che ho letto (ben due volte). Il testo illustra l'evoluzione dell'armata romana da Settimio Severo (il primo grande riformatore dal tempo di Augusto) fino a Teodosio (dopo il quale inizia una fase completamente diversa).

Il libro si divide in capitoli cronologici, a loro volta divisi per temi: strategia e fortificazioni, organica, tattica, armamento (le etichette sono mie, non del libro, ma sono per dare un'idea dei temi), più eventualmente temi molti specifici, come la vexata questio degli "seniores\iuniores".

L'autore mostra come l'evoluzione dell'esercito non fosse il frutto di una pianificazione a tavolino, ma di una presa d'atto di un cambiamento già avvenuto nella realtà, ed era spesso intesa o "camuffata" come un ritorno alla tradizione.

Il libro è molto corposo, ma mai noioso, e fornisce una quantità notevole di informazioni, oltre ad avere una bibliografia molto utile.

Consigliatissimo a chi è interessato all'esercito romano.




martedì 25 settembre 2012

Tornando alle legioni romane

Mi sono dimenticato di specificare la dimensione dei manipoli: dato che le centurie non erano più da 100 uomini ma da 60, si aveva che ogni manipolo era composto da 120 legionari. Mentre i manipoli dei triarii erano composti da 60 uomini (centurie da 30). Ogni legioni aveva 30 manipoli (10 per rango) + 1200 veliti + 300 cavalieri. Si avevano quindi 1200 astati, 1200 principi e 600 triarii.


lunedì 24 settembre 2012

Parliamo un po' di Legioni Romane

Vista la recente uscita di Alea Jacta Est e la prossima di Rome 2 Total War, volevo parlare un po' della legione romana; l'argomento è vasto quindi non pretendo di fare un trattato.

Innanzitutto il termine Legio indicava originariamente la leva nel suo complesso con mille uomini presi da ognuna delle tre tribù della città. E' quasi certo che il primo esercito romane fosse un aggregato di warbands al soldo dei vari patrizi, qualcosa di simile alle più tardi warbands germaniche e a simili aggregati delle città greche pre-oplitiche.

Con lo svilupparsi della politica censitaria nella città, venne introdotta anche l'esercito oplitico sul modello greco; ogni classe di ricchezza (ce ne erano 5 con il dovere di fornire truppe, divise in centurie e riunite appunti nei comizi centuriati) forniva opliti equipaggiati (in modo più o meno completo a seconda della classe) riuniti in centurie di 100 uomini. La classe più elevata forniva anche la cavalleria, mentre la più bassa essenzialmente dava truppe leggere.

Durante il IV secolo, in un momento imprecisato, la formazione a falange venne sostituita da una meno rigida,  dove una buona parte delle truppe era armata con uno o due pilum (un giavellotto pesante), una spada e un grosso scudo; la formazione non era più una singola linea profonda di centurie, ma un gruppo di manipoli (gruppo di due centurie), distanziati tra loro , scaglionati su tre linee per ordine di età. In prima linea stavano gli astati i più giovani, in seconda i principi, in terza i triari o pili, gli unici a conservare la lancia oplitica. Le ultime classi continuavano a fornire truppe leggere chiamati veliti, armati di giavellotto, scudo leggero e spada.

L'essenza della formazione stava nello scambio di linee: quando gli astati erano nei guai o erano troppo stanchi per continuare, potevano ritirarsi nei varchi nei manipoli dei principi che a loro volta avanzavano contro il nemico e così via i triarii (che raramente però intervenivano da qui l'espressione Res ad Triarios rediit , essere ridotti ai triarii nel senso che le cose si mettono male. Ma al di là di questa azione di scambio di linee (non è ben chiaro nella pratica come avvenisse), l'essenza del successo dell'esercito romano stava nella grande aggressività delle truppe più che nella finezza tattica (che in effetti mancava). In ogni legione erano anche incorporati ai fini amministrativi anche 300 cavalieri romani.

Questa è all'incirca la struttura che la legione mantenne fino al I secolo a.C. ; ogni legione era comandante da 6 tribuni eletti e i manipoli da due centurioni ciascuno, con il Primipilo (centurione del primo manipolo dei triarii) come capo dei centurioni.

Con il crescere dello stato crescevano anche le legioni: da una si passò a due, da due a quattro, due per ogni console (appunto le quattro legioni urbane, erano chiamate eserciti consolari). Ogni legione urbana era arruolata ex-novo ogni anno se non c'era bisogno di tenerla in linea per l'inverno; se ulteriori legioni dovevano arruolarsi, venivano date al comando dei Pretori (una legione per pretore). Consoli e Pretori erano infatti gli unici magistrati dotati dell'Imperium, il potere militare di comandare e punire soldati romani.

Ogni esercito (consolare o pretoriano) era accompagnato dalle truppe dei socii italici, in un numero uguale o superiore alle truppe romane, specialmente per la cavalleria. I socii potevano essere cittadini di diritto latino (essenzialmente romani emigrati in colonie in Italia) o altre popolazioni italiche costrette a fornire truppe. I socii erano inquadrati e probabilmente combattevano inquadrati in coorti (la cui dimensione non è quantificabile con certezza, probabilmente non era fissa) ed erano soggetti a 12 prefetti. In battaglia si schieravano alle ali delle legioni. Da socii venivano prelevati truppe scelte di cavalleria e fanteria che formavano gli extraordinarii truppe scelte agli ordini del console.

Continuerò al discussione in un prossimo post.