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venerdì 2 novembre 2012

Cos'è l'Arte Operativa della Guerra?

Visto il libro che ho recensito sotto voglio creare un post sull'argomento, perchè non tutti probabilmente avranno avuto modo di conoscere il concetto di Operational Art of War.

L'arte operativa è un concetto nato immediatamente dopo la Prima Guerra Mondiale, sviluppato dai teorici militari sovietici e poi passato ad ovest dopo la WWII. E' sostanzialmente il terzo livello dell'arte militare con strategia e tattica, e si pone nel mezzo delle due. L'arte operativa diventa così lo strumento attraverso cui la strategia raggiunge i suoi obbiettivi, mentre la tattica lo strumento dell'arte operativa.

Quello che è importante capire è che questo nuovo livello assume significato solo da metà del XIX secolo, a causa della dimensione accresciuta degli eserciti e dalla maggiore potenza e raggio di fuoco delle armi. Isserson vede nella guerra franco-prussiana il primo conflitto in cui l'operazione assume carattere di strumento strategico primario.

Nonostante molti cerchino di applicare il concetto in modo anacronistico ai periodi precedenti, in realtà stanno alterando il concetto per inquadrarlo alla loro teoria: dimensione degli eserciti e armamento sono i prerequisiti essenziali dell'arte operativa.

Isserson vede nelle campagne napoleoniche la stessa natura delle guerre precedenti: lo scontro tattico assume importanza autonoma rispetto alla strategia, anzi spesso il fine stesso della strategia è arrivare allo scontro tattico o evitarlo. Naturalmente l'operazione strategica è presente (parliamo di marcia lungo una direttrice strategica, la linea di operazione), ma essa è rilevante solo ai fini logistici, non finalizzata all'accerchiamento strategico. Gli eserciti sono troppo piccoli per tagliare strategicamente tutte le LOP (tranne in casi eccezionali dove la differenza di forze o il terreno lo permettono) e così l'accerchiamento rimane un fatto tattico. Gli eserciti di Napoleone potevano marciare lungo LOP differenti, ma si concentravano e schieravano in un unico punto tattico per partecipare alla battaglia. Anche quando avvenivano scontri paralleli lungo LOP differenti, si trattava di situazioni causali dovute alla nebbia di guerra e non azioni coordinate finalizzate ad obbiettivi oltre lo scontro. "Marciare separati, combattere uniti" esemplifica bene l'idea di base: l'obbiettivo strategico è raggiunto attraverso una serie di azioni tattiche (assedi o battaglie), slegate fra loro (anche se parallele o successive), che minano la volontà di combattere o le risorse dell'avversario.

Quello che vale per il periodo napoleonico a maggior ragione vale per quelli precedenti.

Con la guerra franco-prussiana assistiamo ad un fenomeno differente: prima di tutto gli uomini direttamente coinvolti nell'operazione principale superano i 600.000 e l'armamento è ormai principalmente a retrocarica sia per i fucili che per l'artiglieria. La distruzione del nemico in un unico scontro diventa impossibile e l'assalto frontale devastante in termini di perdite. Von Moltke formulò un piano che non mirava allo scontro campale con i Francesi, bensì al loro accerchiamento e isolamento dalle basi logistiche. Così avvenne, anche se non certo in modo indolore e senza errori, e l'esercito francese venne diviso in due tronconi, accerchiato a Sedan e Metz e costretto alla resa. Ma anche questo non portò alla resa immediata della Francia, le cui risorse le permisero di mobilitare altre truppe e di combattere ancora per svariati mesi, a riprova che uno stato moderno non poteva essere distrutto da eventi tattici o da singole operazioni. Nella manovra strategica di Moltke, gli scontri tattici (come Gravelotte o Mars) sono solo eventi interni dell'operazione, a cui è affidato il compito strategico. Essi possono avvenire solo come risultato dell'azione difensiva di opporsi all'operazione in uno o più punti, ma non ne cambiano la natura (se non nella possibilità di bloccarla, costringendo l'attaccante ad attaccare nuovamente per poter proseguire oppure cambiare piano operativo) ne sono essenziali.

Isserson chiama questo periodo della "strategia lineare": gli eserciti, in virtù della dimensione e della nuova potenza delle armi, estendono il proprio fronte sempre più a scapito della profondità, per decine di km cercando di aggirare i fianchi (o impedirlo) e se possibile l'intere esercito, o comunque costringerlo ad arretrare su nuove linee difensive, finchè gli obbiettivi strategici non siano raggiunti. La battaglia frontale generale è diventata troppo costosa e non garantisce più un risultato strategico.

La strategia lineare, raggiunge la proprio fine nella WWI,  quando la dimensione stessa degli eserciti toglie la possibilità dell'aggiramento: un'unica linea copre il fronte da confine a confine. I contendenti sono costretti a crearsi il fianco, attraverso lo sfondamento. La profondità delle difese aumenta, adesso linee multiple  di trincee profonde km impediscono un rapido sfondamento: alla fine della guerra, i vari contendenti hanno trovato vari modi per avere ragione delle difese profonde, ma non per sfruttare le sfondamento conseguente. Così il difensore viene spinto indietro, ma riesce a chiudere il varco prima che l'attaccante possa sfruttarlo. Insomma una serie di eventi tattici, estremamente costosi, diventano lo strumento per usurare l'avversario con come risorse, ma non lo strumento di una azione di annientamento.

Questo è il punto di partenza delle teorie sulle operazioni profonde: il raggiungimento dell'obbiettivo strategico deve essere la conseguenza di una serie consecutiva o parallela di operazioni, collegate tra loro. L'azione operativa deve avvenire per tutta la profondità operativa avversaria (100-200 km dietro la linea tattica di difesa) e costringerlo (attraverso l'accerchiamento o la minaccia alle sue linee di approvvigionamento) ad arretrare ad una linea difensiva molto arretrata per ricostruire la propria area operativa. Da qui l'attaccante comincerà appena possibile una nuova operazione, conseguenza della prima.

Strumento delle operazioni sono le armate, ma durante la guerra russo-tedesca si vedranno intere operazioni multi-Fronte (Fronte equivale a Gruppo d'armate nella terminologia militare russa). Prima fase dell'operazione è lo sfondamento (battaglia profonda): la forza di sfondamento (Shock Army), deve colpire e sfondare le difese tattiche multi-strato dell'avversario lungo tutta la sua profondità, usando tutte gli strumenti moderni (aerei, carri di supporto fanteria, fanteria, artiglieria); nel momento in cui le difese nel punto di sfondamento vengono meno o sono sufficientemente indebolite, nel varco deve essere immesso il gruppo di sfruttamento (cavalleria e forze meccanizzate veloci), il cui compito sarà non solo di occupare le zone rilevanti nell'area operativa avversaria, ma anche di affrontare sconfiggere le riserve operative avversarie che cercano di chiudere la falla (ed è questo quello che non avveniva nella WWI). In caso di sfondamenti multipli, le forze di sfruttamento possono congiungersi tra loro per accerchiare le forze tattiche rimaste nel mezzo. Una serie consecutiva di operazioni di questo tipo lungo un asse strategico o più asse strategici, permette di raggiungere gli obbiettivi strategici della campagna.

Teorie simili si svilupparono anche a ovest (Fuller, Hart e Guderian) in particolare in relazione con l'uso dei carri armati, ma non vennero accolte dagli eserciti (Gran Bretagna e Francia) o non furono codificate in modo coerente nei manuali operativi (Germania). Una particolare differenza tra le teorie dell'arte della guerra operativa e quelle della Blitzkrieg risiede proprio nel momento tattico: mentre i tedeschi impiegarono il corpo di sfruttamento anche nell'azione tattica di sfondamento, i sovietici sono contrari, perchè quest'ultimo risulterebbe troppo indebolito dallo scontro con le difese tattiche per poter affrontare le riserve operative. Naturalmente la differenza sta nella qualità delle difese tattiche avversarie: in Polonia, Francia e nel 1941 in Russia, le difese tattiche non furono così accanite o forti da causare serie problemi ai carri; ma già nel 1943 a Kursk, l'azione di sfondamento a sud del saliente risultò compromessa dalla perdite subite a causa delle difese tattiche. L'azione a nord del saliente, eseguita secondo i concetti sovietici, non ebbe successo perchè ormai i tedeschi non avevano la fanteria, artiglieria e mezzi di supporto necessari per avere ragione delle difese russe nell'area.

Naturalmente anche i sovietici, quando incontrarono difese deboli, non si fecero problemi ad impiegare le forze di sfruttamento fin da subito, come accadde in Manciuria nel 1945.








Recensione: Architect of Soviet Victory in World War II: The Life and Theories of G.S. Isserson

Ho appena finito di leggere questo libro: tratta della vita e delle opere di uno dei maggiori e meno conosciuti teorici sovietici dell'arte operativa delle guerra (operazioni in profondità come venivano chiamate): G.S. Isserson. Molti associano le teorie dell'arte operativa al solo Tuchačevskij e a Trjandafilov, ma Isserson fu uno dei più prolifici teorici ante-WWII in URSS. Il libro traccia sia la sua vita sia le sue teorie: ne esce il quadro di un uomo di genio, teorico ma non pratico, dal carattere di merda e dalla pochissima empatia per il prossimo. Il periodo di Gulag di 15 anni, gli impedì di combattere la Grande Guerra Patriottica e lo relegò nel quasi anonimato dopo la morte, avvenuta nel 1976.

Libro interessantissimo per chi è interessato alla teoria militare.